#Vento del nord
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Oggi ero qui e pensavo che certi giorni vogliono essere raccontati.
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" Le ho mai raccontato del vento del nord? Quando tengo la finestra aperta è insopportabile."
(se la chiudo non riesco a dormire)
Buon Caffè
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#sarasutumblr ritorna, perché il mio amore è più forte che mai. non puoi spegnere cosi una fiamma. non posso mandare all’aria un successo così grande. alla gente manca il mio blog.
#sara su tumblr#ricordi#sto lavorando su me stessa#aestethic#grunge#poet#una nota dopo l’altra#per i puzzle ci vuole pazienza#sappiamo chi la star del blog sia#è sara#mi manca dire il nome sara#pronunciarlo#urlarlo al vento#magari arriva fino al nord
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alle follie ideologiche del “green deal” sperando in chissà quale rivoluzione industriale e finendo miseramente oggi col pietire incentivi per la sopravvivenza, è ridotta a un deserto tecnologico autoinflitto da cui sarà praticamente impossibile venirne fuori.
Tuttavia, l’automotive non è l’unica eccellenza europea distrutta dalle follie finto-green; l’Ue sta perdendo competitività persino in settori impiantistici strategici in cui, fino a qualche anno fa, dettava legge in tutto il mondo.
Uno di questi è quello delle centrali termoelettriche a carbone che, contrariamente all’idea ottocentesca che la stragrande maggioranza della gente ha al riguardo, oggi sono tra le centrali più sicure e ambientalmente compatibili che vi siano al mondo.
Ciò in quanto i sistemi di ambientalizzazione a loro corredo - abbattimento delle ceneri leggere (cicloni, elettrofiltri, economizzatori, ecc.), desolforazione (DeSOx), denitrurazione (DeNOx), ecc. - garantiscono la rispondenza alle più restrittive normative Ue in materia di emissioni di PM10, NOx, SOx e ogni altra emissione nociva.
Tuttavia, a causa della fobia ingiustificata per le parole “carbone” ed “emissioni di CO2” indotta da vent’anni di lavaggio del cervello da parte del mainstream, abbiamo finito per autoinfliggerci anche lo spegnimento delle centrali a carbone italiane che, ricordiamolo, sono invece il fiore all’occhiello della nostra impiantistica.
Centrali che peraltro furono tutte profondamente revisionate negli anni 2000-2010 proprio per rispondere alle sempre più stringenti normative Ue e per le quali furono spese decine di miliardi di € buttati letteralmente in fumo: Torre Valdaliga Nord, Fiumesanto, Sulcis, Monfalcone, Brindisi Sud, La Spezia, Fusina, solo per citare le principali.
Del resto, se si analizza il costo livellato dell’energia (LCOE) per fonte di generazione, quello da carbone è solo apparentemente il doppio delle centrali eoliche e fotovoltaiche (140 contro 70 €/MWh) in quanto per queste ultime non vengono computati i costi nascosti dovuti all’intermittenza della produzione (dev’esserci generazione da fonte fossile a completo servizio delle rinnovabili quando mancano sole e vento che,
quindi, ha costi di gestione altissimi a causa dei bassi volumi di produzione) e allo stoccaggio. Basta infatti considerare i necessari sistemi di accumulo ed ecco che l'LCOE schizza immediatamente a 120-140 €/MWh, tanto quanto il carbone (pag. 43) --->
RER_Short-Report-2024.pdf
E l’impiantistica italiana?
Oggi le commesse che consentono alle nostre aziende del settore di prosperare provengono tutte, inutile dirlo, dall'Asia (la stragrande maggioranza), dall'Australia (che ha grossi giacimenti di carbone) e dal Sud America.
Gran bel risultato, vero?
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Le nuvole grigie ricoprono l’azzurro del cielo, coprono i monti sopra Taormina e velano l’Etna fino a nasconderla. Scendiamo tra le vie di Taormina, lucide di pioggia, per andare nella grande Villa. Ci accolgono viali pieni di fiori e di profumi, e panorami in cui si intravede l’infinito, mentre il mare quieto, si svuota di sagge barche che prevedendo la tempesta, tornano lentamente a riva. La Villa è piena di alberi di ogni specie perché chi la iniziò a creare, Lady FlorenceTrevelyan, la cugina della regina Vittoria, volle creare una piccola oasi con fiori e piante di tutto il mondo dove gli animali potessero vivere indisturbati e lei potesse trovare il suo paradiso lussureggiante. Così, alberi tropicali crescono accanto a pini del lontano nord, fiori del nuovo mondo brillano luminosi accanto ai fiori locali lussureggianti ed eterni nel loro instancabile fiorire. I rumori del mondo sono lontani. Lontani il caos e le follie di chi crede nell’acciaio e nel cemento. Qui vi è solo il canto dei cardellini, il richiamo delle ciaule, il saltellare delle gazze, ed il sospiro del vento appena nato dal mare, che nervosamente sfida i monti a fermarlo, rubando nubi e stracciandole nel cielo. All’ingresso della villa due giovani amanti alati. Perché l’amore dona le ali degli angeli a chi di lui si nutre e con lui sogna.
The gray clouds cover the blue sky, cover the mountains above Taormina and veil Etna until they hide it. We go down the streets of Taormina, shiny with rain, to go to the large Villa. We are welcomed by avenues full of flowers and scents, and panoramas where you can glimpse the infinite, while the calm sea, empties of wise boats that, foreseeing the storm, slowly return to shore. The Villa is full of trees of every species because the person who began to create it, Lady Florence Trevelyan, cousin of Queen Victoria, wanted to create a small oasis with flowers and plants from all over the world where animals could live undisturbed and she could find her lush paradise. Thus, tropical trees grow next to pines from the far north, flowers from the new world shine brightly next to the local flowers lush and eternal in their tireless blooming. The noises of the world are far away. Far away is the chaos and madness of those who believe in steel and cement. Here there is only the song of goldfinches, the call of ciauli, the hopping of magpies, and the sigh of the wind just born from the sea, which nervously challenges the mountains to stop it, stealing clouds and tearing them in the sky. At the entrance to the villa two young winged lovers. Because love gives the wings of angels to those who feed on it and dream with it.
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Ti diverti sulle foglie
scuoti i rami
scivoli giù dall'albero
giocoso, veloce, irrequieto,
dall’alto in basso
dal basso verso l'alto
vento del nord
salti da un albero all'altro
avvolgi il bosco
ti allontani veloce,
dietro di te una scia di foglie,
agitando le braccia,
ti salutano
fino alla prossima estate.
Néstor Martínez, Ottobre
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- tratta da ” Voci Indiane del Nord America”
Io sono il lupo. La fame è la mia compagna, la solitudine la mia sicurezza eterna, triste condanna. Io sono l'istinto. Passi svelti nella notte, il freddo è il mio giaciglio, il vento la mia sola coperta. Io sono il silenzio. Un'ombra nella foresta, impronte lungo il fiume, occhi di brace nel profondo buio. Io sono il mistero. Canti d'amore alla luna, lunghe corse inseguendo fantasmi, ombre e tracce di odori e suoni. Io sono il sogno. La libertà pura, assoluta che tracima violenta su stagioni senza tempo. Io sono alfa e omega, neve rossa d'ignare prede, soffio di nuova vita e chiusura del naturale anello. Io sarò ucciso ma mai distrutto. Io sono il Lupo.
● It's me in the photo. (C) @saayawolf
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{episodio pilota}
Ogni mattina il sig N sedeva sulla metro a South Wimbledon, nascosto dietro gli occhiali di bachelite dalla montatura strana osservava assonnato il mondo che lo circondava. Cercava sempre posto nelle carrozze centrali, quelle più congestionate, sedeva, socchiudeva gli occhi e sobbalzava fin quando lo speaker digitale non annunciava l'imminente arrivo nei pressi della City. Solo allora si destava da quello strano torpore e si avviava all'uscita nord. Amava lasciarsi superare da tutti quegli scarafaggi affannati che schizzavano fuori dal vagone vestiti in giacca e cravatta, restava a fissarli mentre questi, con fare meccanico e militaresco, si dimenavano ansiosi di raggiungere i loro uffici. Infine raggiungeva la superficie, l'aria fresca delle sette del mattino gli scorreva dietro il collo e lungo la schiena, si godeva quel brivido accendendo la prima sigaretta e...
È un incipit buttato al vento, lascio a chiunque lo desideri la possibilità di continuare. L'unica preghiera è quella che mi mettiate in condivisione con i reblog così posso leggere...
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"Valore"
Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura un pasto, un sorriso involontario,
la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi
vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo,
accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordarsi di che.
Considero valore sapere in una stanza dov’è il nord,
qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.
(Erri De Luca)
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"Quando l'amore vi fa cenno,
seguitelo,
benché le sue strade siano aspre e scoscese.
E quando le sue ali vi avvolgono,
abbandonatevi a lui,
benché la spada che nasconde tra le penne possa ferirvi.
E quando vi parla, credetegli,
anche se la sua voce può mandare in frantumi i vostri sogni
come il vento del nord lascia spoglio il giardino.
Perché come l'amore vi incorona, così vi crocifigge.
E come per voi è maturazione, così è anche potatura."
(Il profeta”, di Kahlil Gibran)
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Sai di vento del nord
Sai di buono
Ma non di noi.
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Dicono che quando nasce una strega, la terra trema di gioia.
Dicono che quando una strega partorisce, il vento soffia più forte, perché sa che arriva una nuova creatura custode della pace.
Dicono che quando una strega balla, la terra si rafforza e gli alberi danzano allegri al son della spirale.
Dicono che quando una strega ricorda che è sempre stata libera, i condor e le aquile volano nella loro direzione.
Dicono che quando una strega fa fuoco nei boschi, risveglia tutti gli spiriti della luce.
Dicono che quando una strega ama, può guarire fino al cuore più ferito.
Dicono che quando una strega canta, le lupi bianche del nord ululano a chilometri unite al loro stesso canto.
Dicono che quando una strega incontra altre streghe realizzano la più bella alchimia di potere ancestrale.
E dicono che quando conosci in profondità una di esse, non sarai mai più lo stesso, perché ti insegnerà ad amarti e ti insegnerà ad amare tutto ciò che esiste sulla terra.
- Rishima Lemuria
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Per noi è diverso, Emmi (…) Non possiamo vivere quello che scriviamo.
Daniel Glattauer - Le ho mai raccontato del vento del Nord
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BARCHE ELETTRICHE: ARRIVANO ANCHE I CARICABATTERIE A VENTO
La società belga Parkwind ha realizzato il primo caricabatterie eolico offshore, una stazione di ricarica per imbarcazioni elettriche e per impianti elettici di imbarcazioni tradizionali che consente di utilizzare direttamente energia verde generata localmente per il settore marino, abbattendo drasticamente le emissioni.
Realizzata a largo delle coste belghe, in prossimità degli aerogeneratori della centrale Nobelwind. Questo sistema permette alle navi di connettersi al primo impianto di questo tipo al mondo. La tecnologia alla base di questa enorme colonnina di ricarica di sviluppata dalla britannica MJR, consente alle imbarcazioni di connettersi con un cavo, rimanendo in posizione nonostante le correnti marine, tramite un processo di allaccio e ricarica stessa completamente automatizzati.
Nobelwind, situato a 47 km dalla costa del Mare del Nord belga, è il terzo progetto di energia eolica offshore di Parkwind, con 50 turbine installate su 19,8 km² che forniscono energia a circa 190.000 famiglie. Il sistema è progettato sia per la ricarica CTV fino a 2MW che per la ricarica SOV fino a 8MW e può anche essere utilizzato per fornire energia offshore ad altre imbarcazioni offshore convenzionali in standby, riducendo drasticamente le loro emissioni dai generatori diesel.
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Fonte:��Parkwind
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TAORMINA - PASSEGGIANDO
Nessun poeta può scrivere una poesia su Taormina perché Taormina è già poesia nel suo essere cielo e mare nella luce che la veste nella sua infinita primavera nei mille colori che l’accendono nel suo solare abbraccio perché qui nessun cuore può essere straniero o triste o vestirsi di malinconia o non credere nei sogni mentre parla con il mare dai suoi balconi fioriti da quel gradino del paradiso che è la sua piazza luminosa. Nessuno a Taormina può negare la bellezza o ignorare la felicità o non amare la vita. Perché Taormina è la luce del giorno è i versi di una tragedia nel teatro sospeso sul mare è il fascino dei palazzi medievali arrossati dal sole al tramonto Taormina è il sorriso delle sue bellissime donne è le lingue del mondo che qui trovano casa. Taormina è i suoi vicoli il verde ed i fiori che la vestono è il profumo dei suoi ristoranti l’ironia, la gioia delle scalinate il suo essere nobile e casta sensuale e provocante, sorella e amante ricca e generosa silenzio e musica. Taormina è abbracciare il nord è il lungo sereno viale che vive da levante a ponente è il suo volto rivolto a sud è il centro di tre mari lo specchio di sette cieli il tempo che si ferma la vita che scivola felice su i suoi antichi palazzi. Taormina è il crocevia di ogni poesia d’amore è le stelle d’agosto con cui le sue luci si confondono felici è il sospiro di amanti e poeti è la luna che la veste d’argento le nubi che la sfiorano la serenità che la culla il vento che l’accarezza. Taormina è il bello racchiuso nella sua profumata, antica multicolore, immensa, elegante anima mediterranea
TAORMINA - WALKING: No poet can write a poem about Taormina, because Taormina is already poetry, in its being sky and sea, in the light that dresses it, in its infinite spring, in the thousand colors that light it up in its sunny embrace because here no heart can be foreign or sad, or dress in melancholy, or not believe in dreams, while it speaks with the sea, from its flowered balconies, from that step of paradise, which is its luminous square. No one in Taormina can deny beauty, or ignore happiness, or not love life. Because Taormina is the light of day, it is the verses of a tragedy, in the theater suspended over the sea, it is the charm of the medieval buildings, reddened by the setting sun, Taormina is the smile of its beautiful women it is the languages of the world, which find a home here. Taormina is its alleys, the greenery and flowers that dress it, it is the scent of its restaurants, the irony, the joy of the stairways, its being noble and chaste, sensual and provocative, sister and lover, rich and generous silence and music. Taormina is embracing the north, it is the long serene avenue, which runs from east to west, it is its face facing south, it is the center of three seas the mirror of seven heavens, time that stops, life that slides happily, on its ancient buildings. Taormina is the crossroads of every love poem and the stars of August with which its lights happily merge is the sigh of lovers and poets it is the moon that dresses her in silver, the clouds that touch her, the serenity that cradles her, the wind that caresses her. Taormina is the beauty contained in its fragrant, ancient, multicoloured, immense, elegant Mediterranean soul
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NOTTE PRIMA DELL'ESAME
18 giugno ore 23:40
La finestra, quella esposta perfettamente a nord, è spalancata.
Steso sul letto guardo attraverso di essa scrutando le stelle e le vette delle montagne che affiorano dal davanzale.
Quella della mia camera da letto non è una finestra qualunque, è la finestra del respiro.
Da quella finestra ogni sera entra l'aria mossa dal vento che scende dalla valle. Da quella finestra si può respirare a pieni polmoni quando manca il respiro.
Che sia dovuto all'afa dell'ennesimo anticiclone, alla canicola della vita, alla calura dei pensieri o semplicemente al calore generato da un rimpianto.
Questa sera di dormire non sembro averne voglia, nonostante abbia assunto le benzodiazepine che goccia dopo goccia, generalmente, scavano quel solco che separa la mia coscienza dal mio corpo. Annebbiando la prima, rendendo inerme il secondo.
Decido di alzarmi, prima di provare un rabbocco ipnagogico, per fare un giro della casa.
Lo faccio quasi sempre la sera, controllando che i cuccioli stiano dormendo o siano tranquilli nelle loro faccende, augurando a chi è sveglio la buona notte. Sia essi siano bipedi che quadrupedi.
Una volta nel disimpegno noto la luce accesa nella cucina, Gabriele (figlio n. 2) sta mangiando un gelato con lo sguardo perso nel vuoto.
"Come ti senti - gli chiedo - sei teso?"
"Si papà - mi risponde malinconico - finisco il gelato e provo con della melatonina per vedere se riesco a dormire"
"Andrà tutto bene, vedrai. Ti ho visto quanto hai studiato in queste settimane. Credo che l'esame di maturità lo supererai brillantemente. Hai una bella media"
"Vedremo... quello che mi dà pensiero è il tuo di esame, che avrai domani"
"Già, curiosa la vita. Saremo sotto esame entrambi. Entrambi con la supervisione di professori, entrambi ci metteremo il cuore. Tu metaforicamente, io fisicamente"
"Come ti senti papà?"
"Mah, è come se per il mondo io non esistessi. Eppure percepisco la mia esistenza perché provo dolore"
"Il cuore? Fa male ancora?"
"Gabriele, quello mi fa male da tanto. Però si, in queste settimane un po' di più fisicamente che metaforicamente"
"Sono preoccupato per te"
"Andrà tutto bene vedrai, anche per me. Nonostante i voti del mio fisico non sono ottimi come i tuoi. Troppi eccessi, assenze e spesso non mi sono applicato"
"Ti voglio bene papà, buona notte" - mi dice mentre ci abbracciamo.
Sono seduto di nuovo sul bordo del letto, di fronte alla finestra del respiro. Mentre guardo le montagne penso a chi vorrei qui vicino a me, per metterla a nudo, non fisicamente, ma dalle sue emozioni.
Mi sento così tenue. Una sensazione strana che avverto da non so quanto tempo, ho tantissimi pensieri, moltissime mancanze. Che mi portano a sentirmi vuoto, triste. Come se la vita sia una cosa talmente grande e io così piccolo. Da non riuscire a contenerla tutta.
Forse è per questo che mi duole il cuore, è troppo piccolo per contenere quello che provo. L'amore, come quello per i miei figli, non ci sta dentro tutto e spinge, per uscire.
Credo che non prenderò altre gocce, l'abbraccio appena ricevuto è più che sufficiente. Ora chiedo solo un po' di silenzio. Nella mia testa.
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